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vincenzo-consoloVincenzo Consolo nacque a Sant’Agata di Militello, in provincia di Messina, 18 febbraio 1933. Fu uno scrittore, giornalista e saggista italiano; dedicò un suo componimento alla necropoli rupestre di Pantalica.

Una volta terminati gli studi superiori, Consolo si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano, ma si laurea, con una tesi in filosofia del diritto, all’Università di Messina, dove si dedicherà all’insegnamento nelle scuole agrarie. Nel 1963 esordisce con il suo primo romanzo, “La ferita dell’aprile”, scorcio di vita di un paese siciliano, scosso dalle lotte politiche dei primi anni del Secondo Dopoguerra.

In questa stagione, i suoi riferimenti letterari principali saranno lo scrittore Leonardo Sciascia e il poeta Lucio Piccolo, ma con la conoscenza di Bufalino, anche l’assetto amicale cambia. Nel 1968 vinse un concorso lanciato dalla Rai, e si trasferisce nuovamente a Milano, mettendo a frutto il suo talento giornalistico. Nel 1975 segue, come inviato a Trapani del quotidiano “L’Ora”, il processo al ‘mostro di Marsala’; ma la vera rivelazione arriva nel 1976, con “Il sorriso dell’ignoto marinaio”, ricostruzione di alcuni eventi del nord della Sicilia, nel passaggio dal regime borbonico a quello unitario. Un anno dopo, Consolo diviene consulente editoriale della Einaudi, insieme a Italo Calvino e Natalia Ginzburg.

Molte le opere, i saggi e i racconti pubblicati tra il 1987 e il 2001, tra cui “Le pietre di Pantalica” (1988).
Nei suoi scritti, è vivo, come accadde per molti altri scrittori siciliani residenti altrove, il rapporto tra memoria storica e amore nostalgico, insito in una retrospettiva critica della realtà siciliana. Da una parte, il distacco dalla propria terra conferisce al Consolo una prospettiva diversa, più ampia e imparziale della situazione dell’Isola, soprattutto politica; dall’altra, questa stessa lontananza causa un sentimento di profonda nostalgia, caratterizzato da un complesso rapporto di amore-odio con la terra natìa, come fu allo stesso modo per il poeta modicano, premio Nobel per la Letteratura, Salvatore Quasimodo.
Consolo scrive costantemente della sua terra d’origine, traendo spunto dal materiale autobiografico che ha caratterizzato e animato il suo passato isolano fatto d’infanzia e di giovinezza.

Affinché il suo lavoro di ricerca fosse il più possibile autentico, Consolo si allontanò dal lessico dell’italiano comune, cancellandone quasi il tono medio, ricorrendo invece a più lessici, in una commistione armonica di italiano antico e siciliano (come farà similmente Camilleri qualche anno dopo), e a una varietà di registri e toni; molte sono infatti le opere che forniscono, in un unico atto, diversi punti di vista, messi in scena da narratori diversi, che ricordano molto il ‘sentimento del contrario’ del Pirandello, o la pluralità scaturita dalla sperimentazione linguistica del poeta milanese Carlo Emilio Gadda.

Nel 1992, Consolo ricevette il prestigioso Premio Strega con “Nottetempo, casa per casa”, e nel 1994 il Premio Internazionale Unione Latina. Nel 2007 ha ricevuto la laurea honoris causa in Filologia moderna conferitagli dall’Università di Palermo. La sua ultima opera è “Il corteo di Dioniso”, pubblicato nel 2009. Muore il 21 gennaio 2012 a Milano, all’età di 78 anni.

Autore | Enrica Bartalotta