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Vito Ciancimino, chi era il politico ed ex sindaco di Palermo. Biografia: dove è nato, quando è morto, quanti anni aveva quando è morto. L’attività nella Democrazia Cristiana. Inchieste e condanne, arresto.

Vito Ciancimino

Il nome completo di Vito Ciancimino è Vito Alfio Ciancimino. Nasce a Corleone, in provincia di Palermo, il 2 aprile del 1924. Muore a Roma, il 19 novembre del 2002, all’età di 78 anni.

Figlio di un barbiere, si diploma geometra e, nel 1950, si trasferisce a Palermo, per frequentare la Facoltà di Ingegneria. Non consegue la laurea. Soggiorna brevemente a Roma, dove lavora presso la segreteria di Bernardo Mattarella, allora sottosegretario al ministero dei Trasporti. A Palermo diviene socio di un’impresa edile.

Diviene nel 1953 membro del comitato provinciale della Democrazia Cristiana, assumendo la carica di commissario comunale un anno dopo. Nel 1956 è consigliere comunale nel capoluogo, aderendo alla corrente politica di Amintore Fanfani. Ricopre anche il ruolo di assessore dell’Azienda municipalizzata.

Nel 1958 diventa assessore ai Lavori Pubblici nella giunta del sindaco Salvo Lima. L’assessorato apporta numerose modifiche al piano regolatore. Le vicende si svolgono nel periodo del cosiddetto “Sacco di Palermo”.

Nel 1963 l’avvocato Lorenzo Pecoraro, amministratore di un’impresa edile cui viene negata una licenza edilizia, denuncia Ciancimino. Qualche tempo dopo, ritira le accuse, dichiarando che Ciancimino è sempre stato un uomo “esemplare per correttezza e onestà”, ma il caso viene riaperto nel 1965. Il processo termina con l’assoluzione nel 1966.

Ciancimino sindaco

Concluso il mandato si assessore ai Lavori Pubblici, Vito Ciancimino rimane consigliere comunale. Riceve la nomina di capogruppo della DC nel consiglio comunale di Palermo, nel 1966. Tiene l’incarico fino al 1970, assumendo anche il ruolo di responsabile degli enti locali della sezione provinciale della Democrazia Cristiana nel 1969.

Nell’ottobre del 1970 diventa sindaco di Palermo ma, nel dicembre dello stesso anno, si dimette a causa delle proteste dell’opposizione e delle inchieste della Commissione Parlamentare Antimafia. Rimane in carica fino all’aprile del 1971.

Nel  1976 la relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia redatta anche dai deputati Pio La Torre e Cesare Terranova, ed altri atti della Commissione, rivolgono accuse a Ciancimino ed altri politici di avere rapporti con la mafia.

In questo anno abbandona la corrente fanfaniana e forma un gruppo autonomo, avvicinandosi a Salvo Lima. Incontra con altri deputati il senatore Giulio Andreotti a Palazzo Chigi. Gli anni in cui si svolgono queste vicende, sono segnati da diversi “omicidi politici” da parte di Cosa Nostra: Michele Reina, Piersanti Mattarella, Pio La Torre.

In occasione del congresso regionale di Agrigento della Democrazia Cristiana del 1983, Ciriaco De Mita esprime perplessità sulla figura di Ciancimino e non gli viene rinnovata la tessera del partito.

Inchieste e condanne

Il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta dichiara nel 1984: “Ciancimino è nelle mani dei Corleonesi“. Segue l’arresto per associazione mafiosa. Due ex sindaci di Palermo, Elda Pucci e Giuseppe Insalaco, dichiarano alla Commissione Parlamentare Antimafia le difficoltà incontrate nell’amministrazione della città, con riferimento a Ciancimino e agli appalti del Comune.

La sera del 20 aprile 1985 due cariche di esplosivo distruggono la villa di campagna di Elda Pucci, mentre due killer in moto uccidono nel 1988 a colpi di pistola Giuseppe Insalaco.

Nel giugno del 1990 ha luogo un nuovo arresto di Vito Ciancimino, su mandato di Giovanni Falcone, per falso ideologico, interesse privato e associazione per delinquere. L’accusa è di aver pilotato gli appalti per le manutenzioni e il rifacimento della rete idrica di Palermo. È il 1992 quando la Cassazione lo condanna definitivamente a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa e corruzione. Ci sono anche una condanna ulteriore, a 3 anni e 2 mesi (pena condonata) per peculato, interesse in atti d’ufficio, falsità in bilancio, frode e truffa pluriaggravata, e a 3 anni e 8 mesi, in relazione ad alcuni appalti.

Pochi giorni prima della morte, il Comune di Palermo presenta a Vito Ciancimino una ingente richiesta di risarcimento, pari a 300 miliardi di lire, per danni all’amministrazione comunale. Nel 1993 il collaboratore di giustizia Pino Marchese dichiara che Ciancimino è affiliato alla famiglia di Corleone.

Ultimi anni, quando è morto Vito Ciancimino

Nel 1992, periodo delle stragi di Capaci e via D’Amelio, l’allora colonnello Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno del ROS contattano Ciancimino: “Decidemmo di contattare in qualche modo la mafia attraverso Vito Ciancimino per fermare le stragi del 1992-93”, dichiara De Donno. Vito Ciancimino Muore a Roma, il 19 novembre 2002 per un attacco cardiaco, all’età di 78 anni.

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