Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

Pio La Torre, chi era il politico e sindacalista ucciso per mano di Cosa nostra. Biografia: dove è nato, quanti anni aveva quando è morto, l’attività in politica e l’impegno per la lotta alla mafia. L’omicidio, le indagini e le condanne.

Pio La Torre

Pio La Torre nasce a Palermo, nella borgata di Altarello di Baida, il 24 dicembre 1927. Cresce insieme a cinque fratelli in una famiglia contadina e matura molto presto il suo interesse per le lotte sociali. Sin da giovane, si impegna nelle lotte dei braccianti siciliani per il diritto alla coltivazione delle terre.

Nell’autunno del 1945 ha inizio il suo impegno politico vero e proprio, con l’iscrizione al Partito Comunista e l’apertura di una sezione del partito, nella sua borgata e in quelle vicine. Diviene funzionario della Federterra nel 1947 e, in seguito, responsabile giovanile della CGIL e del PCI.

Nel mese di luglio del 1949 Pio La Torre diventa membro del Consiglio Federale del Partito Comunista, e dall’interno dello stesso, avvia ufficialmente ill movimento di occupazione delle terre da parte dei contadini, lanciando lo slogan “La terra a tutti“.

Attività politica

La protesta messa in atto dai braccianti, guidata da La Torre, prevede la confisca delle terre incolte e mal coltivate e l’assegnazione in parti uguali a tutti i contadini che abbiano bisogno. Nel corso dei duri scontri che si scatenano l’anno successivo e che coinvolgono occupanti e forze dell’ordine, La Torre viene arrestato e condotto in carcere. Vi rimane dall’11 marzo del 1950 al 23 agosto del 1951.

Uscito dal carcere, riprende le lotte contadine e, nel 1952, assume la carica di dirigente della Camera confederale del Lavoro. Da qui lancia una massiccia campagna di raccolta firme per la messa al bando delle armi atomiche. Nello stesso anno diviene Consigliere comunale a Palermo, dove rimane fino al 1966.

Sempre in questo periodo, diventa Segretario Regionale della CGIL e del PCI siciliano, che guida fino al 1967. L’anno successivo viene eletto all’Assemblea Regionale Siciliana e nel 1969 la direzione nazionale del partito comunista lo chiama a Roma, per ricoprire l’incarico di vice responsabile della sezione agraria e meridionale.

Pio La Torre fa il suo ingresso alla Camera dei Deputati nel mese di maggio del 1972. Vi rimane per tre legislature (VI, VII e VIII), partecipando ai lavori delle commissioni Bilancio e Agricoltura e della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia.

In quest’ultima sede porta avanti il lavoro più importante. Momento fondamentale di quel lavoro è la presentazione di una proposta di legge volta all’inserimento nel codice penale del reato di associazione mafiosa, fino a quel momento non passibile di condanna. La proposta prevede inoltre la confisca dei beni riconducibili alle attività illecite dei condannati ed una volta approvata è divenuta nota come legge Rognoni-La Torre (Legge 13 dicembre 1982 n. 646).

La Torre rientra in Sicilia nel 1981 e qui assume l’incarico di segretario regionale del Pci. È in questo periodo che intraprende la sua ultima battaglia politica contro l’installazione di missili Nato nella base militare di Comiso, nei pressi di Ragusa.

L’omicidio

Il 30 aprile del 1982, alle nove del mattino, Pio La Torre si trova in auto insieme a Rosario Di Salvo, per raggiungere la sede del partito. In via Turba, di fronte la Caserma Sole, si affiancano alla Fiat 132 due moto di grossa cilindrata. Alcuni uomini che indossano un casco, armati di pistole e mitragliette, sparano decine di colpi contro entrambi.

Pio La Torre muore all’istante. Quando viene ucciso, ha 54 anni. Di Salvo ha il tempo di estrarre la pistola e sparare alcuni colpi in un estremo tentativo di difesa.

Il 12 gennaio 2007 la Corte d’Assise d’Appello di Palermo emette l’ultima di una serie di sentenze che individuano gli autori materiali dell’omicidio. Sono Giuseppe Lucchese, Nino Madonna, Salvatore Cucuzza e Pino Greco.

Le rivelazioni di Cucuzza, divenuto collaboratore di giustizia, permettono di ricostruire il quadro dei mandanti dell’eccidio. I mandanti vengono identificati nei boss Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci. Il quadro delle sentenze individua nell’impegno antimafia di Pio La Torre la causa determinante della condanna a morte inflitta dalla mafia del politico siciliano.

Quattro anni dopo la sua uccisione, nel maggio del 1986, nasce ad Alcamo, su iniziativa del deputato regionale Ino Vizzini, il Centro di studi ed iniziative culturali “Pio La Torre”. Missione del centro è  valorizzare il patrimonio ideale e politico dalla vita e dall’opera di La Torre, realizzando e promuovendo studi, iniziative e ricerche originali riguardanti aspetti e problemi della Sicilia contemporanea.

Articoli correlati