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77 anni e non sentirli: si celebra il 5 luglio la Giornata Mondiale del bikini, vero e proprio protagonista dell’estate. In realtà, la sua storia comincia ancora prima della data “ufficiale” e ha molto a che fare con la Sicilia: scopriamo insieme perché.

Il bikini e la Sicilia

L’invenzione del bikini viene attribuita ai due stilisti francesi Louis Reard e Jacob Heim: quando lo crearono, nel 1946, lo chiamarono così proprio per la sua carica esplosiva, richiamando l’atollo del Pacifico in cui gli Stati Uniti fecero esplodere gli ordigni nucleari. In effetti, crearono uno scandalo tale da costringere Louis a chiamare una spogliarellista del Casinò de Paris a indossarlo durante la presentazione, perché le modelle si rifiutarono di farlo.

Se proprio vogliamo essere precisi, però, dobbiamo anche dire che i due stilisti francesi non inventarono nulla di nuovo. Basta guardare i mosaici del III secolo d.C. di Piazza Armerina (Enna) per capire perché. Nella “Stanza delle dieci ragazze”, infatti, sono raffigurate giovani sportive in due pezzi. Il bikini, dunque, esisteva da un ben po’, ma veniva usato per lo sport: il bagno si faceva senza veli.

Bikini a Piazza Armerina

Bikini a Piazza Armerina

L’epoca moderna

Sebbene esistessero già delle testimonianze in Sicilia, fu però soltanto a partire dal 1946 che il bikini mostrò tutta la sua carica rivoluzionaria. Divenne uno strumento per supportare l’emancipazione femminile e rendere le donne libere di mostrare il loro corpo. La storia del due pezzi non fu sempre lineare. Alcune spiagge spagnole, portoghesi e italiane, ad esempio, lo vietarono fino alla fine degli anni Quaranta. Venne sdoganato da Brigitte Bardot, con il film del 1957 “E Dio creò la donna”. Ancora prima, nel 1947, Lucia Bosè per prima lo indossò a Miss Italia, al posto del classico costume intero.

Ancora oggi il bikini costituisce spesso argomento di dibattito. Oggi i social, tra filtri e ritocchi, propongono modelli poco realistici e raggiungibili e bisogna anche fare i conti con quello che gli psicologi chiamano “Bikini blues“, cioè un mix di angoscia e apprensione che si manifesta quando è il momento di scoprirsi e andare in spiaggia.

Secondo una ricerca di MioDottore il 65% del campione intervistato non si sente a suo agio con la zona addominale, il 45% ha il complesso delle gambe, e un terzo detesta le foto in costume. Cosa fare, dunque? In fondo, basta pensare che questo capo d’abbigliamento ne ha vista, di storia, e che è sempre stato indossato su ogni tipo di corpo. Un ottimo motivo, questo, per mettere di lato paure e confronti e sfoggiare con tranquillità ciò che fa sentire più a nostro agio!

Foto: Depositphotos.com.