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La storia dei nomadi di Sicilia.

  • I Caminanti di Noto sono noti come Camminanti o Siciliani erranti.
  • Si tratta di un gruppo nomade siciliano, la cui comunità più corposa è a Noto.
  • La loro origine è incerta, il loro presente ancora in parte avvolto dal mistero.

Ci sono storie della Sicilia e dei siciliani che sono poco conosciute o, quantomeno, sconosciute ai più. Quelle storie conservano ancora oggi un certo alone di mistero ed è per questo che è davvero interessante scoprirle e approfondirle. Ci soffermiamo, oggi, nel territorio del Val di Noto, una zona geografica che ha tanto da dire. A questi luoghi sono legati i Caminanti di Noto, un gruppo nomade siciliano. La loro origine non è certa: vi sono varie ipotesi. Secondo alcuni, sarebbero i discendenti dei sopravvissuti al terremoto del 1693. Per altri, invece, i loro avi sarebbero stati schiavi di origine gitana e di altre etnie, affrancati dopo la fine della schiavitù. Questa seconda tesi è supportata da alcuni atti notarili del XVI secolo. I documenti riguardano la compravendita di schiavi, “gizo”, parola derivante da “aegyptus”, da cui anche “gitano”. Ma le ipotesi non finiscono qui.

Le origini dei Caminanti di Noto

Secondo un’altra ipotesi, sarebbero discendenti di carrettieri siciliani che hanno continuato la tradizione di nomadismo. Il ceppo originario sarebbe di Adrano e Noto sarebbe stata una meta di passaggio già tra il 1910 e il 1920. Negli anni Cinquanta, grazie al sindaco Salvatore Genovesi, ottennero la residenza a Noto. I Caminanti di Noto svolgono mestieri tradizionali: arrotino, stagnino, ombrellaio o riparatore di cucine a gas. Ancora oggi sono nomadi. Passano gran parte dell’inverno nelle loro abitazioni, quindi si spostano in altre parti d’Italia, offrendo le loro prestazioni. Il loro linguaggio tradizionale è il “baccagghiu”: ecco cosa lo caratterizza.

La lingua degli Erranti Siciliani

Il baccagghiu è molto più simile alla lingua siciliana, rispetto alle lingue dei rom. Sta progressivamente scomparendo, a favore del dialetto del posto e dell’italiano. Secondo alcuni Camminanti Siciliani apparsi nel documentario “Il segreto dei caminanti”, il baccagghiu è stato inventato da cinque capi famiglia della comunità. Ha subito l’influenza di viaggiatori greci che hanno frequentato Palermo intorno al 1500. In questa lingua “gangi” è il termine usato per indicare i non Caminanti. Oggi la caratteristica del nomadismo si sta un po’ perdendo, soprattutto perché le attività praticate sono in declino e non possono essere una adeguata fonte di sostentamento. Integrandosi nel mondo del lavoro, devono anche “adeguarsi” all’attitudine stanziale. Adesso che sappiamo chi sono i Siciliani Erranti, scopriamo ancora qualcosa in più.

I Caminanti di Noto si distinguono in tre sottogruppi: nomadi, seminomadi e sedentari. Solo i nomadi continuano la tradizione di allontanarsi dalla terra sicula, ritornando a Noto per l’1 novembre e ripartendo a febbraio. I seminomadi si spostano non oltre lo Stretto di Messina per esercitare il lavoro di ambulante durante le feste patronali. Non lasciano Noto per più di una settimana. I sedentari hanno del tutto abbandonato la pratica di nomadismo. Nelle zone circostanti via Roma abitano i sedentari, lungo via Maiorana e dintorni abitano i nomadi e dal confine del fiume fino al grattacielo di via Amerigo Vespucci i seminomadi.

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