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Tra mito e natura: le Grotte della Gurfa.

  • Ad Alia, in provincia di Palermo, c’è un sito di grande importanza archeologica.
  • Si tratta di un esempio di architettura rupestre, dalla datazione ancora incerta.
  • In merito a questo luogo, sono tanti i misteri: scopriamo cosa lo rende unico.

La Sicilia è ricca di siti in cui si mescolano storia e leggenda. In cui il passato è avvolto dal mistero e le scoperte archeologiche portano alla luce preziosi elementi per conoscere meglio ciò che è stato. Le Grotte della Gurfa ne sono un perfetto esempio. Tanti i segreti che le riguardano, a cominciare dalla denominazione. In realtà, infatti, non sono vere e proprie grotte, né granai, stalle o magazzini, almeno non nel loro uso originario. L’origine araba del toponino è l’unica cosa cerca, ma sul significato del nome non mancano i dubbi: “fossa”, “parete scoscesa del monte” o “stanza ai piani superiori”. Non è cerca la loro datazione, così come la loro attribuzione. Secondo i rilievi effettuati, potrebbero risalire al 2500 a.C.-1600 a.C. (Età del Bronzo). Proprio qui è stata ritrovata la più grande Tholos del Mediterraneo, una struttura monumentale completamente scavata nella roccia, nascosta in un paesaggio naturale e incontaminato. Si pensa, dunque, che potesse esserci un santuario, forse, o addirittura la tomba del re cretese Minosse, giunto in Sicilia per catturare Dedalo.

Leggendaria tomba di Minosse?

A lasciare il visitatore senza fiato sono le mastodontiche dimensioni di quest’incredibile struttura, che nasconde tanti misteri. Il luogo è buio, ma la luce diventa protagonista in concomitanza dell’equinozio di primavera. In questa data, un raggio di sole colpisce esattamente la fossa del nadir pavimentale, ricoprendo di luce chiunque sia al suo interno. Secondo gli esperti, qui avevano luogo alcuni rituali. Si pensa che, viste le sue caratteristiche, la Tholos di Gurfa possa essere la leggendaria tomba di Minosse di cui parla Diodoro. Ad avanzare questa ipotesi è stato Carmelo Montagna, architetto e storico dell’arte, nonché docente appassionato di thòloi, luoghi di culto, segni del potere e strutture “di salvezza” post-mortem. Una interpretazione affascinante, e anche convincente da quanto emerge dagli studi del suo autore. Una piccola curiosità: in questo luogo il regista Giuseppe Tornatore ha scelto come set per girare alcune scene del film “L’uomo delle stelle”. Il complesso rupestre delle grotte consta di sei cavità disposte su due livelli scavati in una arenaria giallastra.

Foto di Davide MauroOpera propria, CC BY-SA 4.0, Collegamento

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