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Le storie di diavoletti, folletti, spiritelli affascianano un pò tutti. In Calabria ci sono i faietti, folletti frequentatori di cantine, e i marrauchicchi, magrolini, vestiti con una tunica nera e che vivono sulla costa Jonica. Ci sono pure i Suddetti che rubano nei pollai perchè ghiotti di uova di gallina.

In Sicilia i folletti hanno in testa un “cappidduzzu” da cui non si separano mai e sono veramente tosti! Amano posarsi sul ventre delle persone fino a far mancare loro il respiro. Si racconta anche, che a volte sono premurosi e gentili.

A Messina abbiamo i mammucca, a Trapani ci sono i fatuzzi. Secondo una vecchia tradizione trapanese i fatuzzi sono degli spiritelli a volte buoni, a volte cattivi, puniti da Dio perché si vantavano di essere uguali a lui. San Michele, alzò la sua bandiera e li cacciò dal Paradiso.

I fatuzzi sono bassini, bizzarri e astuti, e dietro le spalle portano un tesoro. Alcuni li hanno visti vestiti da turchi, oppure con una lunga veste bianca, gialli in volto con un abito monacale. Frequentano case di marinai, contadini e conventi.

Sono mattacchioni, prendono in giro le persone. A volte comunicano i numeri del lotto. Qualcuno, attraverso loro (caso rarissimo), è diventato ricco ma poi è caduto in miseria. Si racconta a Trapani che una volta, in un orfanotrofio, una ragazzina trovò uno spillone d’oro con un diamante. Lo fece vedere all’amica e lo spillone sparì.

Durante la notte la ragazzina sognò i fatuzzi che le dicevano che il giorno seguente sarebbe dovuta andare in cucina dove avrebbe trovato una pentola piena di denaro.

Il giorno successivo, appena sveglia, la ragazzina scese in cucina e vide una pentola e sul coperchio lo spillone d’oro con il diamante. Chiamò le compagne, spostarono il coperchio e videro che la pentola era stracolma di monete d’oro. Provarono a rimuoverla ma non ci riuscirono perchè la pentola iniziò a sprofondare ed il palazzo iniziò a tremare. I fatuzzi erano sotto la pentola e la trattenevano.

Un sacerdote che passeggiava per strada, vide dalla finestra quello che stava accadendo e lo raccontò alla superiora. La madre superiora sgridò le ragazzine, tutto ritornò al proprio posto e la pentola scomparve.

Di Alessandra Cancarè

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