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Chi era davvero Macalda di Scaletta?

  • L’hanno soprannominata “Giovanna d’Arco di Sicilia”, anima la leggenda del pozzo di Gammazita e fu la prima donna siciliana a giocare a scacchi.
  • Fu indubbiamente una delle donne siciliane del passato più interessanti ma, proprio per questo, alcuni studiosi non sono concordi sulle sue vicende.
  • Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, raccontando la sua storia.

La storia della Sicilia è ricca di personaggi che hanno scritto interessantissime pagine del passato. Tra questi, ve ne sono alcuni le cui vicende rimangono ancora oggi avvolte dal mistero, perché non tutto ci è stato tramandato in modo univoco. La figura di Macalda di Scaletta non ha smesso di animare accesi dibattiti. Fu una femme fatale, una cortigiana, una donna d’armi, un’appassionata del gioco degli scacchi e un’astuta protagonista delle cronache del suo tempo. Visse al tempo dei Vespri Siciliani e della guerra che ne seguì. Dopo essere convolata a nozze ebbe il titolo di Baronessa di Ficarra, ma era di nobili origini, nonostante fosse figlia di Giovanni di Scaletta e di una nobildonna siciliana. A renderla nota fu la sua condotta politica e personale spregiudicata. Educata alle armi e al coraggio, con un’indole cinica e ambiziosa, si distinse per la sua influenza prima nella cerchia di Carlo d’Angiò, poi presso la corte di Pietro I di Sicilia. Secondo un cronista coevo, avrebbe anche tentato inutilmente di sedurre Pietro I. Sposò in seconde nozze Alaimo da Lentini, uno dei protagonisti dei Vespri siciliani e, nel 1282, durante la rivolta, ha combattè, travestita da cavaliere. Fu questo a farle conquistare l’appellativo di Giovanna d’Arco di Sicilia.

Macalda nei libri di storia

Intrigando a corte e rivaleggiando con la regina Costanza II di Sicilia, Macalda ebbe un ruolo nel favorire, prima, e nel far precipitare, poi, il percorso politico del suo secondo marito, Alaimo da Lentini. Le vicende della donna hanno lasciato una evidente traccia storica, ma vennero trattate in modo diverso dalle cronache del tempo. Il coevo cronista messinese Bartolomeo di Neocastro, nella sua “Historia Sicula“, è estremamente critico, ad esempio, ma dietro questa tendenza poteva esserci una ragione politica. Dalle pagine della cronaca e della storia, la figura di Macalda ha finito per estendersi alla memoria collettiva, al folklore e all’immaginario collettivo. Divenne, infatti, protagonista di tradizioni, miti e leggende, come quella del pozzo di Gammazita. Oltre che per tutti questi motivi, è nota anche per la sua conoscenza del gioco degli scacchi, qualità poco usuale per una donna medievale. In questo, le si riconosce una sorta di primato storico.

Come abbiamo anticipato, il cronista medievale Bartolomeo di Neocastro le fu avverso ma, ad esempio il cronista catalano Bernat Desclot ne parlò in termini più favorevoli: la definisce «molto bella e gentile, e valente nel cuore e nel corpo, generosa nel donare e, a tempo e luogo, valorosa nelle armi al par d’un cavaliere». In genere gli storici sono concordi in merito alle virtù militari della donna: viene definita valorosa nelle armi e capace di districarsi con eroico coraggio tra i pericoli della guerra.

Macalda di Scaletta, Pietro d’Aragona e la regina Costanza

Risale al periodo dei Vespri una vicenda che getta ulteriore luce sulla spregiudicatezza di Macalda: un intrigo ordito per guadagnarsi il ruolo di “favorita del re“. venuta a conoscenza dell’arrivo di Pietro d’Aragona a Randazzo, gli si presentò in pompa magna, adornata in superbe vesti marziali, con in mano una mazza d’argento, animata da intenzioni di concupiscenza sessuale che si fecero presto esplicite. Il re, rifuggendo da avventure amorose, fece finta di non intenderne le mire e, pur onorandola e trattandola con cortesia, la condusse di persona all’albergo con un corteo di cavalieri. In altre occasioni avrebbe provato a sedurlo, senza alcun risultato.

Si racconta che Macalda di Scaletta ebbe comportamenti astiosi, culminati in atti di gelosia, nei confronti della regina costanza II di Sicilia. Macalda prese a sfidarla apertamente, atteggiandosi ad altezza reale e rifiutando di chiamarla regina. A tal proposito, non mancano gli aneddoti. In occasione di una malattia, la debilitata Costanza si era recata al duomo di Monreale entrando a Palermo in lettiga, anziché a cavallo com’era suo solito. Macalda non perse l’occasione per emularla: in perfetta salute e senza alcun’altra ragione, sfilò per le strade di Palermo in una lussuosa lettiga bardata di panno rosso, riottosamente retta a spalle da alcuni militi del marito e da contadini del suo paese. Lo stesso fece, rientrando a Catania, durante l’ingresso a Nicosia, vessando i riluttanti portatori, fino a costringerli a esporsi a lungo, fermi, alle intemperie.

La storia di Macalda di Scaletta potrebbe benissimo essere uscita da un romanzo. Difficile dire quale sia l’esatto confine tra invenzione e verità, ma è certo che si tratta di una figura che ha saputo lasciare il segno.

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