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Chistu unn’è santu chi sura! Avete mai sentito pronunciare questa frase siciliana? Si tratta di un modo di dire molto antico, che adesso si usa di meno, ma che non è stato dimenticato. Oggi lo conosceremo meglio insieme.

Torniamo spesso a parlare della lingua siciliana e delle sue peculiarità, perché si tratta di un eccellente modo per conoscere la Sicilia nella sua essenza più autentica. I proverbi e i modi di dire siciliani ci raccontano il passato, le sue tradizioni e le sue credenze.

Ma non divaghiamo.

Torniamo al nostro modo di dire: Unn’è santu chi sura. Partiamo, come al solito, da una traduzione letterale, semplice e pulita: “Non è Santo che suda”. Ma cosa vorrà dire? E perché si parla di santi che non sudano? Questo modo di dire siciliano fa riferimento al fatto che le statue dei santi, che sono di marmo, notoriamente non sudano. Vi appare più chiaro?

L’espressione si utilizza per indicare che non si riuscirà a ottenere qualcosa ed è strettamente connessa a un celebre proverbio: “È inutili ca ntrizzi e ffai cannola, u santu è di marmuru e nun sura”. Il proverbio ha come protagoniste una mamma e una figlia. La mamma spiega alla figlia che è inutile che fa trecce (intrizzi) e boccoli (cannola): l’uomo del quale è innamorata è un santo che non suda. Insomma, nessuna speranza di un lieto fine!

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