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Avete mai sentito il termine Fastuca? Se siete siciliani, probabilmente si. Continua il nostro viaggio alla scoperta della lingua siciliana e delle sue parole. Oggi ci fermiamo a parlare di uno dei prodotti più apprezzati e noti del territorio: il pistacchio.

Le zone di produzione più rinomate sono l’Etna e l’Agrigentino. Così, tra le eccellenze, annoveriamo il pistacchio di Bronte e quello di Raffadali. Lo chiamano oro verde e il soprannome è più che adatto: con le sue caratteristiche, l’autentico pistacchio siciliano non teme confronti.

Ma non divaghiamo.

Il nome siciliano del pistacchio, fastuca, ha origini antiche. Si deve, infatti, agli arabi e al loro fustuqa. La pianta, in alcune zone, viene chiamata anche “scornabeccu” o “frastucara”. Dal greco-latino muovono pistáke/pistacium e giungono nell’arabo. Da qui parte fustūq che in Sicilia si radica nella forma fastuca.

Il pistacchio è originario del Medio Oriente, dove veniva coltivato già in età preistorica, in particolare in Persia. Come riferisce Ateneo di Naucrati nel suo “I Dipnosofisti”, diversi autori greci ed ellenistici parlano del pistacchio, collocandone la coltivazione in Siria, Persia e India, e chiamandolo bistachion o pistakia o pistakion.

Foto di HukkettoOpera propria, CC BY-SA 3.0, Collegamento

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