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Continua il nostro viaggio alla scoperta delle storie e dei misteri di Sicilia. Ci fermiamo a Catania per parlarvi della Pietra del Malconsiglio, legata a un periodo molto drammatico. Siamo nel 1516, dopo la morte di Ferdinando II il Cattolico.

Il vicerè Ugo Moncada assume un atteggiamento di ribellione nei confronti del potere centrale: rifiuta di lasciare il prestigioso incarico, espressione si un rapporto fiduciario con il defunto sovrano, ma non solo. Appoggiato da una parte dei nobili siciliani, scatena una terribile rivolta.

Il fuoco della protesta divampa a Palermo e si diffonde in tutta la Sicilia e per più di tre anni faide e congiure insanguinano le strade. La rivolta trova a Catania nuovo vigore, perché la nobiltà etnea si schiera dalla parte del vicerè ribelle. I rivoltosi individuano come rifugio segreto un giardino nell’antico Piano dei Trascini. Qui vi è un capitello dorico in pietra lavica, scelto come tavola intorno alla quale i congiurati siedono. C’è anche un architrave che diviene parte del momentaneo “arredamento”.

Moncada e i suoi sostenitori, alla fine, soccombono. Il vicerè Ettore Pignatelli, inviato da potere centrale, usa le maniere forti e ha la meglio sui rivoltosi. Le repressione è molto dura e tanti finiscono sul patibolo. A Catania si ordina anche lo smantellamento del luogo in cui avvengono gli incontri.

Viene rimosso quel capitello, chiamato Pietra del Malconsiglio, che viene innalzato nel Piano della Fiera, antico nome di piazza Università. L’architrave, invece, viene messo all’ingresso di palazzo della Loggia. Viene utilizzato come piano d’appoggio per i carnefici che devono fustigare i debitori.

Entrambi i “monumenti” finiscono comunque nell’oblio. Bisogna aspettare il 1872 per vedere ricollocata la Pietra del Malconsiglio in un angolo del cortile di Palazzo Carcaci, mentre l’architrave finisce in un cortiletto, nella parte posteriore del teatro Massimo Bellini.

Foto Melania Millesi

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