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Maredolce, l’antico parco reale.

  • Parco della Favara di Palermo, un magico regno di acqua e giardini.
  • Sorse per volere del re Ruggero II prima del 1153: è forse identificabile con il Qaṣr Jaʿfar (il Palazzo di Ja’far II).
  • Faceva parte di un sistema di residenze reali di delizia, i sollazzi regi.

La città di Palermo riserva infinite sorprese. Oggi vogliamo esplorare insieme un antico parco regale, che si trova in periferia e che stupisce chiunque lo visiti per la sua storia e le sue caratteristiche. Si tratta del Parco della Favara, chiamato anche Parco di Maredolce (vi sorge l’omonimo castello). Il nome deriva dall’arabo al-fawwāra, “la sorgente”. Siamo quasi al confine est della del capoluogo, all’interno del quartiere Brancaccio Ma perché proprio la sorgente? Lo scopriamo subito.

Parco della Favara, residenza del re

Questo parco sorse per volere del re Ruggero II, prima del 1153. Potrebbe identificarsi con il Qaṣr Jaʿfar (il Palazzo di Ja’far II) visto da Ibn Giubayr nel 1184. Lo stesso edificio, secondo Michele Amari, si collega al nome dell’emiro kalbita Giafar II (regnante sull’Emirato di Sicilia dal 998 al 1019). Romualdo Guarna, arcivescovo di Salerno, descrive nella sua cronica del mondo come re Ruggero fece asportare tantissima terra per formare il bacino artificiale sulle cui rive fece costruire un bellissimo palazzo. E questo è solo l’inizio della storia: procediamo insieme.

Romualdo II  Guarna descrive il Parco della Favara con parole decisamente poetiche: «[…] le delizie della terra e delle acque, in un sito che dicesi Favara che è pieno di carità, (Ruggero II) fece un bel lago artificiale nel quale ordinò che fossero riposti pesci di ogni natura e di varie regioni […]. E fece pure innalzare, all’interno del parco, un palazzo al quale, attraverso sotterranee condutture, giungessero acque biglietti da fonte». Appare subito evidente, dunque, come proprio l’acqua fosse l’elemento più caratterizzante di questo ambiente. Oggi è circondato dai palazzi ma, visitandolo, non si può fare a meno di immaginare come potesse essere, viaggiando indietro nel tempo e ritrovandosi in epoche splendenti. Ecco le sue caratteristiche.

Favara, vista soave e spettacolo mirabile

‘Abd al-Rahman al-Itrabanishi ha scritto: «Favara dal duplice lago, ogni desiderio in te assommi: vista soave e spettacolo mirabile. Le tue acque si spartiscono in nove rivi; o bellissime diramate correnti! Dove i tuoi due laghi si incontrano, ivi l’amore si accampa, e sul tuo canale la passione pianta le tende. Oh splendido lago delle due palme e ostello sovrano circondato dal lago. L’acqua limpida delle due sorgenti sembra liquide perle e 1a distesa intorno al mare. I rami dei giardini sembrano protendersi a guardare i pesci delle acque, e sorridere. Il grosso pesce nuota nelle limpide acque del parco, gli uccelli cinguettano nei suoi verzieri». Impossibile non volerne sapere di più: scopriamo altre curiosità.

Il Parco della Favara nacque come “contorno” del castello di Maredolce. Era composto da un giardino e un lago artificiale, estendendosi per circa 40 ettari (adesso sono circa 25). Al centro del bacino c’era un’isola, con palme e agrumeti, raggiungibile solo in barca. Tutto il complesso era circondato da giardini lussureggianti. Faceva parte di un sistema di residenze reali di delizia, i sollazzi regi, che godettero del massimo splendore sotto re Guglielmo II. Tra queste ricordiamo la Cuba Sottana (oggi Castello della Cuba), la Cuba Soprana (oggi Villa Di Napoli) con annesso padiglione della Cubola, entrambi all’interno di un ampio bacino lacustre artificiale contornato da vegetazione. Ancora, il Castello della Zisa, e infine il Castello dell’Uscibene. Questo sistema di residenze ad Est delle mura della città e che impressionava molto i visitatori, fu denominato جنة الأرض Jannat al-arḍ o جنة الورد Jannat al-ward (“Il giardino – o Paradiso – della terra o delle rose): il Genoardo. Cosa resta oggi di quello splendore?

Come abbiamo anticipato, adesso vi sono intorno davvero molti palazzi. Le sorgenti principali che alimentavano il bacino artificiale sono state captate dall’acquedotto comunale, appena a monte dell’Autostrada A19 che segna il confine meridionale del parco. Una piccola curiosità: nel 2015 ha ricevuto il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino (XXVI edizione). Foto: F.Lo Valvo – Licenza.

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