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Dall’antica Roma alla Sicilia il passo è breve, soprattutto se si parla di passatempi. ‘U Toccu è un gioco alcolico, la “passatella” dei romani, che è stato arricchito di tante regole dai siciliani, diventando un classico divertimento. Nel suo vocabolario siciliano-italiano, il Traina lo definisce come “gioco plebeo che consiste nel disporre e bere del vino messo in giuoco, con inviti e diritti secondo regole”.

Le regole ricordano, appunto, il simposio, cioè la seconda parte del banchetto greco e romano, che era destinata alla degustazione dei vini indicati dal simposiarca, oltre che al canto o alla recita dei carmi conviviali.

Ma vediamo come funziona ‘U Toccu. I “giocatori“, con la conta delle dita, eleggono il re dù toccu, ù patruni, che dirige l’organizzazione della bevuta attraverso ù sottupatruni, indicando chi deve bere, in che quantità e in che modalità. Tipico gioco di bettole e taverne, è esclusiva degli uomini. Intorno, si crea un ambiente conviviale, dove il vino la fa da padrone e si gusta seduti alla stessa mensa. ‘U Toccu è influenzato dal simposio

‘U Toccu non è l’unico gioco alcolico particolarmente apprezzato dai siciliani. Ce n’è un altro, il Cottabo, che venne inventato proprio sull’Isola. Se volete saperne di più, potete cliccare qui.

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